Legge sull’aborto, dopo 40 anni in calo le interruzioni ma il dato è in parallelo al crollo demografico italiano

Solo una società che davvero tuteli e favorisca la maternità può garantire un futuro a se stessa ed evitare l’implosione.

PERUGIA – La legge 194/78 dal titolo “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, datata 22 Maggio 1978, compie quarant’anni e non lascia in silenzio l’opinione pubblica sul tema dell’aborto.

Considerato da una larga parte della società come un “diritto della donna”, si dimentica che l’aborto volontario comporta inevitabilmente la soppressione di un’altra vita umana, quella dell’embrione, che la donna porta in grembo.

Oggi appare “politicamente scorretto” ricordare pubblicamente questa verità, che anche la scienza ci conferma: se infatti è possibile curare ormai molte patologie umane durante il periodo prenatale, perché non dovremmo considerare quel momento della vita che precede la nascita come degno dei diritti umani per cui in tante parti del mondo ci si batte?

Secondo Assuntina Morresi, componente del Comitato Nazionale per la Bioetica: “L’aborto sembra quasi che non costituisca più una preoccupazione. Il rischio è che siccome i dati lo danno in costante diminuzione nel nostro paese, sembra che non debba destare allarme. Ma molti non notano che la diminuzione è correlata innanzitutto al fatto che anche le nascite sono in netto calo. Non nascono più persone. Ecco perché rispetto agli altri paesi in Italia si abortisce di meno”.

La Morresi mette dunque l’accento su una realtà già molte volte segnalata dal Movimento per la Vita: la drammatica crisi demografica italiana.

Un altro dato ingarbuglia le idee sul tema dell’aborto volontario – prosegue la bioeticista – cioè il fatto che la cosiddetta contraccezione di emergenza (specie da quando è stata tolta la ricetta per la prescrizione) confonde i numeri: non sapremo mai quante volte gli embrioni formati non si sono annidati, perché questo tipo di contraccezione può avere un effetto sia anticoncezionale sia antinidatorio. In sintesi, l’aborto tende a scomparire non perché non ci sia più, ma perché tende a diventare invisibile: non ce se ne preoccupa più”.

Nelle parole del ginecologo Angelo Francesco Filardo, vice presidente della Federazione Umbra MpV, alcuni impressionanti numeri sui primi quaranta anni della legge che permette l’aborto volontario in Italia (analisi della relazione del Ministro della Salute sull’applicazione della legge 194/1978 al Parlamento, anno 2016): “Nelle 129 pagine di relazione mai è stato fatto cenno alle prime vittime di questa legge, cioè ai 5.830.930 embrioni/feti umani uccisi, né alle altre vittime di questa mortifera legge, cioè le donne stesse che abortiscono, i loro mariti/partner, i loro figli già nati, i nonni, che in gran parte vanno incontro a complicanze psichiche di cui il ministero e le strutture sanitarie territoriali continuano a non prendersi cura. La costante crescita degli aborti volontari oltre i 90 giorni, che nel 2016 sono diventati 4.432, è l’indicatore più veritiero del diffondersi tra noi della cultura di morte in quanto a quest’epoca gestazionale l’aborto volontario non può essere occultato da atri mezzi abortivi come negli aborti precoci e precocissimi (pillole del/i giorno/i dopo, spirale, pillole e.p., …). Solo un’educazione all’amore fecondo e responsabile ed al rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale assieme alla conoscenza della fertilità della donna offerta dai Metodi Naturali di Regolazione della Fertilità possono ricreare una cultura della vita e sciogliere il gelo, che ci sta conducendo al suicidio demografico”.

 Vincenzo Silvestrelli, presidente della Federazione Umbra MpV, sottolinea la necessità di sviluppare politiche che aiutino la natalità. “Per ottenere questo risultato è necessario agire su due fronti. Da una parte occorre agire per realizzare le previsioni della prima parte della legge 194, in gran parte inattuate. Sarebbe utile favorire la presenza del volontariato per la vita presso le strutture pubbliche al fine di dare la possibilità alle donne di conoscere quali possibilità di aiuto sia possibile ottenere. Dove questo avviene si assiste ad una significativa riduzione del numero degli aborti. In questo momento il Movimento per la vita sta collaborando con i consultori dell’ASL di Perugia.

Dall’altra parte occorre promuovere politiche pubbliche e private per facilitare le donne. Il Movimento per la vita dell’Umbria ha elaborato una proposta per l’istituzione di un osservatorio per il welfare aziendale che è stata presentata dal Consigliere Sergio De Vincenzi e che potrà favorire l’adozione di buone pratiche per favorire il rapporto famiglia lavoro da parte delle aziende”.

La Federazione dei Movimenti per la Vita e CAV dell’Umbria si augura che tutta la società, a partire dalle istituzioni e da quanti sono preposti a tutelare il diritto alla vita di tutti, possano prendere coscienza dell’urgenza di tutelare realmente la maternità, in vista del benessere e della prosecuzione della società stessa.

 

 

 

 

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