I veri numeri della fecondazione artificiale

Una riflessione del Presidente MpV Umbria, Filardo, sull’efficacia della fecondazione artificiale: il 15% riesce, il 90% degli embrioni prodotti muore. Perché sprecare il denaro pubblico per tanto insuccesso?

Il “traguardo molto importante”, raggiunto con la delibera della Giunta Regionale Umbra
che da il via libera alla fecondazione in vitro eterologa in Umbria, – contrariamente a quanto
affermato dalla presidente Katiuscia Marini – è il segno dell’incapacità anche degli Amministratori
Umbri di leggere la realtà e di utilizzare il danaro pubblico per rispondere alle reali necessità
sanitarie della popolazione e non per adeguarsi agli input ideologici e di moda che provengono dalle
lobby cui loro sono maggiormente sensibili e molto fedeli.
E’ vero che oggi la medicina è in grado di dare risposte positive alla sterilità ed infertilità di
coppia, ma non è sicuramente la fecondazione artificiale omologa e/o eterologa la vera risposta a questa pur dolorosa patologia!
E’ bene ricordare che le tecniche di fecondazione artificiale in vitro non possono essere
considerate terapie della sterilità ed infertilità di coppia, perché non sono in grado di rendere fertile la coppia sterile curando la patologia che ne è la causa, e neanche possono essere considerate alla stregua di protesi perché contrariamente alle protesi non restituiscono la funzione alterata, cioè la
capacità procreativa; sono solamente tecniche alternative di produzione umana, conosciute in zootecnia già alla fine del settecento, che oggi si ritiene una conquista civile applicare anche all’uomo!
Fatta questa necessaria premessa cerchiamo di capire il senso di affermazioni della
Governatrice Umbra: “Un documento, quindi, che ha un profilo medico-scientifico di notevole qualità e che pone al centro i diritti delle coppie. Anche in Umbria, dunque potrà essere praticata gratuitamente la fecondazione eterologa all’interno del servizio sanitario nazionale con tutte le garanzie di sicurezza e qualità che la sanità pubblica assicura.” Non so a quale profilo medico-scientifico faccia riferimento, ma se la bontà di una tecnica si valuta dai frutti, mi sembra che il profilo di queste tecniche di produzione umana sia molto basso, basta leggere attentamente i dati forniti il 30 giugno u.s. dal Ministro della Salute:
[vedi tabella nel documento .pdf allegato]
La Governatrice ha affermato con onestà che la delibera pone al centro i presunti “diritti
della coppia”, ma forse non sa che solo il 14,92% delle coppie trattate riesce ad avere uno o più figli in braccio e che il 90,68% degli embrioni trasferiti in utero, cioè 95.506 bambini sono stati sacrificati per far nascere nel 2012 i loro 9.818 fratellini. E’ evidente che gli embrioni, la cui dignità umana non può essere messa in dubbio, non sono al centro dell’attenzione dei nostri Amministratori perché anche loro li considerano come oggetti che si possono produrre a piacimento e se non sono graditi rifiutare, eliminare con l’aborto volontario (99 nel 2012) o scartare in laboratorio. [vedi tabella nel documento .pdf allegato]
Ci vuole una grande spudoratezza solo a pensare d’inserire queste tecniche nei LEA, livelli essenziali di assistenza, se si tiene presente che non sono una terapia, che hanno un’efficacia bassissima (vedi tabella divisa per età), che hanno un costo elevato e che producono sequele psicopatologiche nella stragrande maggioranza delle coppie (più dell’85%) che non riescono a coronare il loro desiderio dopo essersi esposte a tanti sacrifici, rischi e spese. Inoltre anche dal punto di vista di giustizia sociale è inaccettabile sprecare il danaro pubblico per ciò che non è terapia mentre anche i meno abbienti sono costretti a pagare per esempio il paracetamolo, un farmaco usato per il mal di testa, che ha un’accertata e documentata efficacia terapeutica ed i cittadini umbri – in particolare quelli più disagiati – sono costretti a lunghe attese di mesi e talora più di un anno per esami diagnostici importanti (tac, rm, mammografia, doppler venosi ed arteriosi, ecografie, …) o per visite specialistiche.
Per quanto riguarda la gratuità, che già in parte scompare in Umbria con il rimborso delle
giornate lavorative, dubito fortemente che si possano trovare in particolare donne generose che per 5-10 volte si sottopongano a bombardamenti ormonali e prelievi degli ovociti gratuitamente per far arricchire i centri o gli operatori di fecondazione artificiale.
Mi auguro che siano più attenti al bene comune ed al rispetto della dignità e della vita anche degli innumerevoli embrioni i Parlamentari, ma l’aria che tira non sembra quella buona.

ALLEGATI
via_libera_all_eterologa_in_umbria.pdf

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