Una riflessione sulla vicenda di Spoleto

L’aborto non è l’unica soluzione quando una donna non può o non vuole accettare la maternità.

Perugia – Ha fatto clamore in questi giorni la vicenda legale sul caso del ricorso presentato alla Consulta della Corte Costituzionale dal Giudice Tutelare del Tribunale di Spoleto, relativamente alla costituzionalità della Legge 194/78 (in particolare dell’art. 4 che riguarda le circostanze in cui è ammissibile l’aborto del concepito). Il caso era nato per via del rifiuto opposto dal Giudice ad una minorenne che – avvalendosi di questo articolo di legge – si era rivolta ad un consultorio per richiedere di abortire senza informare i genitori della sua decisione.

 

“Al di là dei risvolti polemici e ideologizzati di questo episodio – afferma Vincenzo Silvestrelli, Presidente della Federazione Umbra Movimento per la Vita – ci colpisce come ancora una volta la questione sia stata vista solo da un punto di vista, trascurando le varie altre possibili soluzioni che si trovavano a monte del problema presentatosi a Spoleto. Innanzitutto non è un caso isolato che una minorenne richieda l’aborto (in Umbria sono state 46 le IVG praticate nel 2010 da giovani donne tra i 15 e i 17 anni, fonte: “Relazione al Parlamento sull’applicazione della Legge 194/78 del 2011”). Ma si dimentica ad esempio che esiste la possibilità di partorire nell’anonimato e che la legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’Ospedale dove è nato (DPR 396/2000, art. 30, comma 2). Questa pratica eviterebbe alla donna i pesanti postumi relativi all’aborto volontario, chirurgico o chimico che sia, la cosiddetta sindrome post-aborto”.

 

Nei Centri di Aiuto alla Vita dell’Umbria sono molte le donne che quotidianamente bussano alla porta in situazioni familiari, sociali o personali molto gravi, con l’intenzione di abortire; queste stesse, però, vengono aiutate in maniera concreta secondo le varie necessità e nella maggior parte dei casi decidono di proseguire la gravidanza e mettere al mondo il proprio figlio. Come affermano i volotari dei Cav, “mai nessuna mamma è tornata a lamentarsi per averla convinta a non abortire; al contrario, invece, tante donne sono tornate piangendo dopo l’aborto, con una pena inconsolabile nel cuore per aver commesso un gesto senza possibilità di ritorno”.

 

Maggiori informazioni sulle attività dei Movimenti per la Vita dell’Umbria, nonché i contatti dei Centri di Aiuto alla Vita sono disponibili sul sito www.mpvumbria.it. E’ possibile inoltre seguire la pagina facebook “Movimento per la Vita Umbria”.

 

E’ attivo infine anche il canale youtube MpVitaUmbria in cui sono presenti le testimonianze di varie donne assistite dai Cav dell’Umbria.

 

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